La pace interiore

“Si può ottenere la pace interiore soltanto praticando il perdono. Perdonare significa liberarsi del passato, e quindi rappresenta il mezzo per correggere i nostri errori di percezione. Possiamo correggere ora tali errori di percezione, liberandoci dei rancori e dei rimorsi nei confronti degli altri. Attraverso questo processo di oblio selettivo, saremo liberi di abbracciare il presente senza sentire il bisogno di replicare il passato. Per mezzo del vero perdono potremo porre un termine al ciclo senza fine della colpevolezza, e vedere gli altri e noi stessi con uno sguardo d’Amore. Il perdono ci libera dai pensieri che sembrano separarci dagli altri. Una volta liberi da questa credenza nella separazione, saremo guariti e potremo estendere il potere di guarigione dell’Amore a tutti coloro che ci circondano. La guarigione deriva da un sentimento d’unità. Come la pace interiore è l’unico nostro fine, così il perdono è il nostro solo mezzo. Quando accettiamo tanto l’obiettivo quanto il suo strumento, la voce interiore diviene l’unica guida verso la realizzazione. Siamo liberi e possiamo liberare gli altri dalla prigione delle percezioni illusorie e deformate. Possiamo riunirci con loro nell’unità dell’Amore. Amare significa liberarsi dalla paura”.

Dottor Gerald Jampolsky

Solo usando il Cuore si può godere pienamente della Vita

“Chi è avvelenato dalle esalazioni del male non può comprendere il miracoloso fluire della vita, comprendere la lezione racchiusa in ogni gesto, in ogni fatto, anche nelle cose più illogiche. Solo usando il cuore si può godere pienamente della vita, e usare spontaneamente la buona volontà, la comprensione e il perdono. L’amore è indispensabile alla vita. Ma i giornali, la radio, la televisione non hanno ancora lo scopo di insegnarci ad amare. L’amore è la chiave per entrare nel mondo dello spirito. Chi sa dare e ricevere amore è benedetto dal cielo e dalla natura. Chi semina amore traccia i sentieri su cui altri impareranno ad amare, oltre i limiti dei sensi e le strette gabbie della mente.

[…]

L’amore è veramente il più grande dono di Dio per far evolvere la nostra coscienza. L’amore è alla portata di tutti, come lo sono il sorriso di un bambino e la bellezza di un fiore, ma deve essere conquistato. A chi cerca l’amore senza comprenderlo, senza meritarlo, esso gli sfuggirà come sabbia dalle mani. Si può conquistare l’amore solo imparando ad amare. Si comincia col sorridere in risposta ad un sorriso, si continua con atti di gentilezza e di comprensione verso gli amici, per poi comprendere tutti e tutto, dando simpatia attorno finchè non si farà fatica nemmeno a perdonare un nemico. L’amore inoltre non può morire. Rimane anche quando noi siamo passati al di là del velo di materia”.

 

Bernardino Del Boca

Vendetta o Perdono?

 

Uno dei principi della Fisica che regolano l’intero universo afferma: “A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”. Da questa sorta di ‘legge universale’ sembra derivare il concetto di vendetta, intesa come necessità psicologica di ristabilire l’equilibrio perduto. Questa funzione psichica sembra essere profondamente radicata nell’anima e nella mente umana, potremmo infatti definirla un’esigenza fisiologica e istintuale. La vendetta viene spesso considerata come l’unica azione che permette di risarcire l’onore dell’offeso. Il termine deriva dal latino vindicta dal nome di una speciale verga con cui il magistrato toccava lo schiavo che doveva essere messo in libertà, per questo motivo il suo significato primario era di rivendicazione, liberazione, ed è coerente con il risultato che la vendetta persegue: la liberazione dall’affanno provocato dal ricordo di un’offesa o di un oltraggio che ci è stato arrecato.Una domanda sorge subito spontanea: si tratta davvero di una liberazione?

     La vendetta viene anche intesa come una ribellione contro l’ingiustizia, se consideriamo le civiltà arcaiche possiamo notare come vendicare un torto subito fosse considerato giusto e lodevole, e in taluni casi era moralmente imprescindibile. Progressivamente la vendetta venne sostituita dalle garanzie dello Stato di diritto e legittimata mediante una forma di giustizia statale, e attraverso leggi astratte e impersonali che permisero all’individuo di vendicarsi non più in maniera diretta, ma per delega. La differenza tra le due consiste nella sicurezza di vittoria e nella sua efficacia. La giustizia personale non sempre garantisce una vittoria certa, si pensi all’immagine dell’eroe o del cavaliere che si batte per vendicare un torto subito per comprendere come, in realtà, questa mitizzazione non faccia parte della natura della vendetta ma si tratti semplicemente di una sua estetizzazione o idealizzazione. Tuttavia, il conformarsi alla vendetta personale conduce il più delle volte all’afflizione fisica e morale, poichè, come sostiene il regista e sceneggiatore Antonio Fichera nel saggio intitolato Breve storia della vendetta, “pone l’individuo in una situazione di pericolo e di sventura.”[1] Se questo è il risultato, perché abbandonarsi all’odio e al desiderio di vendetta? Non sarebbe forse meglio imparare a perdonare? Se proprio non volete farlo per il bene della persona che vi ha arrecato un’offesa, almeno fatelo per il Vostro!!!


[1] Fichera Antonio, Breve storia della vendetta, Roma, Castelvecchi, 2004, p.10.