La pace interiore

“Si può ottenere la pace interiore soltanto praticando il perdono. Perdonare significa liberarsi del passato, e quindi rappresenta il mezzo per correggere i nostri errori di percezione. Possiamo correggere ora tali errori di percezione, liberandoci dei rancori e dei rimorsi nei confronti degli altri. Attraverso questo processo di oblio selettivo, saremo liberi di abbracciare il presente senza sentire il bisogno di replicare il passato. Per mezzo del vero perdono potremo porre un termine al ciclo senza fine della colpevolezza, e vedere gli altri e noi stessi con uno sguardo d’Amore. Il perdono ci libera dai pensieri che sembrano separarci dagli altri. Una volta liberi da questa credenza nella separazione, saremo guariti e potremo estendere il potere di guarigione dell’Amore a tutti coloro che ci circondano. La guarigione deriva da un sentimento d’unità. Come la pace interiore è l’unico nostro fine, così il perdono è il nostro solo mezzo. Quando accettiamo tanto l’obiettivo quanto il suo strumento, la voce interiore diviene l’unica guida verso la realizzazione. Siamo liberi e possiamo liberare gli altri dalla prigione delle percezioni illusorie e deformate. Possiamo riunirci con loro nell’unità dell’Amore. Amare significa liberarsi dalla paura”.

Dottor Gerald Jampolsky

Il pomeriggio della vita

“Del tutto impreparati, entriamo nel pomeriggio della vita. Peggio ancora, lo affrontiamo partendo dal falso presupposto che le nostre verità e i nostri ideali ci saranno d’aiuto, come hanno fatto finora. Ma non ci è possibile vivere il pomeriggio della vita seguendo il programma del suo mattino. Perché ciò che è grande al mattino, sarà piccolo la sera. E le verità del mattino diventeranno le falsità della sera”.

Citazione tratta dal film The Shift, Il Cambiamento, Wayne W. Dyer

I semi dell’anima

“Se ciò che semino oggi con i miei gesti darà i suoi frutti in futuro, quello che sono oggi è il risultato dei semi gettati nel mio passato. Ma non è forse vero che tempo e spazio non esistono? Quindi se voglio cambiare quello che sono oggi, perché non tornare nel passato, nel campo in cui seminavo, per ritrovare quella pianta cresciuta dal mio seme e curarla? Nell’eterno presente in cui sostiamo dobbiamo capire che siamo in un semplice e complicatissimo uno che include tutto, proprio per questo possiamo sempre intervenire per mutare questo tutto… La conseguenza? Non cambia nulla, perché siamo un riflesso di deità che vagola sperduto oltre ogni forma, in semplice attesa di comprendere che tutto è un’infinitacontinuassenzapresente…”

Massimiliano Cantone

L’eco

Un racconto ritrovato nei diari dell’infanzia, la mia prima immersione nel mondo della fantasia. Fu quando composi questo scritto che acquisì la consapevolezza di poter ricreare la realtà a mio piacimento.

 

    “Due o tre giorni dopo che sono arrivato al paese, Mario mi invitò a salire su un poggio dove si sentiva l’eco. Avevo letto che c’era un’eco ma non ci credevo e quindi andai per fare due passi. Quando arrivammo, avevo paura. Mario mi disse di incominciare, io risposi di sì ma poi mentre stavo gridando gli dissi di incominciare lui. Subito mi rispose che ero un vigliacco, gli dissi di ridirlo. Lo disse tre volte e alla fine sentimmo con l’orecchio teso l’eco. Mario si mise a ridere e disse che con quella voce a lui il cuore batteva”.

 

Sì, lo so, non è il racconto più bello che abbiate mai letto, ma cosa potete pretendere da una bambina di otto anni!!! Ci sono molto affezionata… Per questo ho voluto condividerlo con Voi… Have a nice day!!!