La pace interiore

“Si può ottenere la pace interiore soltanto praticando il perdono. Perdonare significa liberarsi del passato, e quindi rappresenta il mezzo per correggere i nostri errori di percezione. Possiamo correggere ora tali errori di percezione, liberandoci dei rancori e dei rimorsi nei confronti degli altri. Attraverso questo processo di oblio selettivo, saremo liberi di abbracciare il presente senza sentire il bisogno di replicare il passato. Per mezzo del vero perdono potremo porre un termine al ciclo senza fine della colpevolezza, e vedere gli altri e noi stessi con uno sguardo d’Amore. Il perdono ci libera dai pensieri che sembrano separarci dagli altri. Una volta liberi da questa credenza nella separazione, saremo guariti e potremo estendere il potere di guarigione dell’Amore a tutti coloro che ci circondano. La guarigione deriva da un sentimento d’unità. Come la pace interiore è l’unico nostro fine, così il perdono è il nostro solo mezzo. Quando accettiamo tanto l’obiettivo quanto il suo strumento, la voce interiore diviene l’unica guida verso la realizzazione. Siamo liberi e possiamo liberare gli altri dalla prigione delle percezioni illusorie e deformate. Possiamo riunirci con loro nell’unità dell’Amore. Amare significa liberarsi dalla paura”.

Dottor Gerald Jampolsky

Il potenziale umano

“Ognuno di noi possiede una concezione ben definita del proprio sé, dell’«io». Inoltre condividiamo obiettivi comuni: aspiriamo alla felicità e rifuggiamo la sofferenza. Anche gli animali ricercano la felicità e rifuggono la sofferenza, ma non possiedono capacità specifiche per pensare a come conseguire una felicità più profonda o a come superare il dolore. Essendo dotati della facoltà del pensiero, noi esseri umani abbiamo un maggiore potenziale e dobbiamo usarlo.

     A tutti i livelli – come individui o membri di una famiglia, di una comunità, di una nazione o di un pianeta – gli avversari più pericolosi che dobbiamo fronteggiare sono la rabbia e l’egoismo. L’egoismo al quale faccio qui riferimento non è la consapevolezza di sé, ma un’attenzione esagerata verso voi stessi. Inoltre, nessuno può dirsi felice quando è arrabbiato. Finché la rabbia domina il nostro animo, una felicità duratura è impossibile. Per conseguire pace, tranquillità e un autentico senso di fratellanza, dobbiamo ridurre la rabbia e coltivare gentilezza e cordialità.

     Coltivando un atteggiamento di cordialità possiamo trasformare anche gli altri. Se diventiamo esseri umani più buoni, i nostri genitori, nostra moglie o nostro marito, i nostri figli, i nostri vicini e amici saranno meno inclini alla rabbia. Diventeranno più cordiali, compassionevoli e armoniosi. L’ambiente intorno a noi sarà più sereno, il che favorirà la buona salute e forse una vita più lunga.

     Si può essere ricchi, potenti e colti ma, senza l’influsso benefico della felicità e della compassione, non avremo la pace in noi né in famiglia, e di questo soffriranno anche i bambini. La gentilezza è essenziale per la pace mentale. La questione è se siamo o meno in grado di praticare la gentilezza e la pace. Molti dei nostri problemi sorgono da comportamenti come il voler primeggiare a tutti i costi. So per esperienza diretta che è possibile mutare tali comportamenti errati e migliorare la nostra mente. Benchè sia priva di forma e colore, e talvolta si dimostri debole, essa può diventare più forte dell’acciaio. Per addestrarla, occorre esercitare la pazienza e la determinazione necessarie a forgiare quell’acciaio. Se si fa pratica con forte volontà e grande perseveranza, senza desistere di fronte alle molte difficoltà iniziali, si finirà per avere successo. Con la pazienza, la pratica e il tempo, i cambiamenti arriveranno.

     Non cedere. Se sei pessimista fin dall’inizio, non ce la farai di certo. Se sei fiducioso e ottimista, in qualche modo il successo arriverà. Non è importante vincere la medaglia d’oro, ma fare del proprio meglio”.

 

Dalai Lama