Chi siamo noi?

“Chi siamo noi, chi è ciascuno di noi se non una combinatoria d’esperienze, d’informazioni, di letture, di immaginazioni? Ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario d’oggetti, un campionamento di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili”.

Italo Calvino

La strada non presa / The Road Not Taken

 

La Strada non presa 

Due strade divergevano in un bosco d’autunno

e dispiaciuto di non poterle percorrere entrambe,

essendo un sol viaggiatore, a lungo indugiai

e ne fissai a lungo una, più lontano che potevo

fino a dove si perdeva nel sottobosco.

Poi presi l’altra, che era buona ugualmente

forse con pretese migliori,

e forse sembrava messa meglio,

perché era erbosa e meno calpestata;

sebbene in realtà le tracce fossero uguali in entrambe le strade.

Ed entrambe quella mattina erano ricoperte di foglie

che nessun passo aveva annerito.

Oh, mi riservai la prima per un altro giorno,

anche se, sapendo che una strada porta verso un’altra strada,

dubitavo sarei mai tornato indietro.

Questa storia racconterò con un sospiro

da qualche parte, tra molti anni:

due strade divergevano in un bosco ed io…

io presi la meno battuta,

e di qui ogni differenza è venuta.

Robert Frost (1916)

 

TRADUZIONE:

 

The Road Not Taken

Two roads diverged in a yellow wood,
And sorry I could not travel both
And be one traveler, long I stood
And looked down one as far as I could
To where it bent in the undergrowth;
Then took the other, as just as fair,
And having perhaps the better claim
Because it was grassy and wanted wear,
Though as for that the passing there
Had worn them really about the same,
And both that morning equally lay
In leaves no step had trodden black.
Oh, I marked the first for another day!
Yet knowing how way leads on to way
I doubted if I should ever come back.
I shall be telling this with a sigh
Somewhere ages and ages hence:
Two roads diverged in a wood, and I,
I took the one less traveled by,
And that has made all the difference.

Robert Frost

 

La scrittura dell’eternità dorata

 

“Ho creato quel cielo? Sì, perché, se era

cosa diversa da un concetto della mia mente

non avrei detto «Cielo» – Ecco perché io sono

l’eternità dorata. Qui non siamo in due,

lettore e scrittore, ma uno, l’eternità dorata,

Uno-Che-È-Quella, Quello-Che-È-Tutto.

 […]

Quel cielo, se era cosa diversa da una

illusione della mia mente mortale non avrei detto

«quel cielo». Dunque ho fatto quel cielo, io sono

l’eternità dorata. Sono Dorata Mortale Eternità.

Fui risvegliato  a indicare la via, prescelto a

morire nel degrado della vita, poiché sono

Dorata Mortale Eternità.

Io sono la dorata eternità in animata forma mortale.

In senso stretto, il mio io non esiste, poiché tutto è

vuotezza. Sono vuoto, sono non-esistente.

Tutto è beatitudine.

Questa legge di verità non ha maggiore realtà del mondo.

Voi siete la dorata eternità poiché non esiste

il mio io o il vostro io, solo un’unica eternità dorata.”

da La scrittura dell’eternità dorata – Jack Kerouac

Siamo personaggi di una trama

“Le nostre vite sono più interessanti di quello che crediamo. Siamo personaggi di una trama, senza la compattezza e il fulgore soprannaturale. Le esistenze che viviamo, esaminate attentamente nel complesso dei legami e delle affinità, abbondano di senso, di significato, temi e svolte tortuose che non consentiamo a noi stessi di vedere completamente.”

Don DeLillo Libra

Leggenda tratta da un libro sulla magia

“L’imperatore Carlomagno in tarda età s’innamorò d’una ragazza tedesca. I baroni della corte erano molto preoccupati vedendo che il sovrano, tutto preso dalla sua brama amorosa, e dimentico della dignità regale, trascurava gli affari dell’Impero. Quando improvvisamente la ragazza morì, i dignitari trassero un respiro di sollievo, ma per poco: perché l’amore di Carlomagno non morì con lei. L’imperatore, fatto portare il cadavere imbalsamato nella sua stanza, non voleva staccarsene. L’arcivescovo Turpino, spaventato da questa macabra passione, sospettò un incantesimo e volle esaminare il cadavere. Nascosto sotto la lingua morta, egli trovò un anello con una pietra preziosa. Dal momento in cui l’anello fu nelle mani di Turpino, Carlomagno s’affrettò a far seppellire il cadavere, e riversò il suo amore sulla persona dell’arcivescovo. Turpino, per sfuggire a quell’imbarazzante situazione gettò l’anello nel lago di Costanza. Carlomagno s’innamorò del lago e non volle più allontanarsi dalle sue rive”.

Leggenda «tratta da un libro sulla magia» presente in Lezioni americane di Italo Calvino.

Così parlò Zarathustra

“Un giorno Zarathustra s’era addormentato sotto un fico, perché faceva caldo, ed aveva incrociato le braccia sul capo. Ma s’avvicinò una vipera e lo morse al collo, sicchè Zarathustra urlò dal dolore. Dopo aver tolto le braccia dal viso, guardò la serpe: allora quella riconobbe gli occhi di Zarathustra, si torse goffamente e cercò di fuggire. «No, no», disse Zarathustra, «ancora non sei stata ringraziata! Tu m’hai svegliato a tempo giusto, la mia vita è ancora lunga». «La strada che ti resta è breve», disse la vipera con tristezza; «il mio veleno uccide». Zarathustra sorrise: «Quando mai un drago è morto per il veleno d’una serpe? – disse. – Riprenditi il tuo veleno! Tu non sei abbastanza ricca per farmene dono». Allora la vipera gli si gettò nuovamente intorno al collo e gli leccò la ferita.”

Friedrich W. Nietzsche Così parlò Zarathustra

Cospirazione

Il termine ‘cospirazione’ si utilizza quando si vuole indicare una cospirazione reale e provata, supportata da elementi che ne attestano la plausibilità mentre in ambito sociologico si preferisce il termine ‘teoria del complotto’ in quanto essendo una teoria, la cospirazione si rivela presunta e non vi sono prove attendibili per dimostrare che l’evento è ricollegabile ad una trama oscura. Il complotto determina la paura, la paranoia, e l’incapacità di spiegare un evento o un comportamento che può colpire l’immaginario collettivo e spingere le persone a vedere nell’alterità il nemico, come avvenne per esempio verso la fine del XVI secolo quando la società puritana degenerò attribuendo fenomeni di isteria all’influenza di streghe. L’incomprensione di fronte ad una serie di comportamenti, quali convulsioni, attacchi epilettici e trance portò all’uccisione di venti persone secondo la tesi che tutto ciò era provocato da Satana. Nel Maccartismo, il periodo che durò dalla fine degli anni Quaranta fino alla metà degli anni Cinquanta del XX secolo, vi fu un altro tipo di paura denominata Red Scare, la paura di influenze comuniste all’interno delle istituzioni statunitensi. Questo timore portò ad una forma di persecuzione contro coloro sospettati di essere comunisti attraverso controlli di sicurezza interni agli impiegati del governo federale, investigazioni nell’esercito statunitense, ad alcuni europei simpatizzanti per le sinistre ed ai liberal che lavoravano  nell’ambiente di Hollywood. Infine la paura di una minaccia comunista determinò diversi processi e persino una condanna a morte verso coloro che venivano accusati di seguire questa ideologia.

A partire dall’assassinio di John Fitzgerald Kennedy il 22 novembre del 1963 a Dallas, in Texas e dell’omicidio di Lee Harvey Oswald, il presunto assassino, avvenuto due giorni dopo, si è sviluppata una sorta di conspiracy culture in cui non vi è più l’ossessione per un nemico fisso ma un sospetto generalizzato circa forze cospirative. Peter Knight in Conspiracy Culture: From Kennedy to the X-Files  tratta di questo cambiamento e scrive “The style of conspiracy culture has accordingly changed from a rigid conviction about a particular demonized enemy, to a cynical and generalized sense of ubiquity – and even the necessity – of clandestine, conspiring forces in a world in which everything is connected.”[1] La logica della cospirazione è divenuta una risorsa dalla quale la letteratura ha attinto a partire dagli anni Sessanta e la sensazione di paranoia, il credere che vi sia un sistema ordinato dietro al caos del mondo è uno dei temi più ricorrenti della letteratura postmoderna che accomuna autori quali Don DeLillo e Thomas Pynchon. DeLillo tratta in molti dei suoi romanzi la cospirazione del dopoguerra, ovvero il momento in cui “paranoia replaced history in American life”[2], in Libra. Lee Oswald e il complotto per l’assassinio del presidente Kennedy  inquadra il delitto in un torbido intreccio tra Cia, Fbi e malavita organizzata legata alla mafia. In Underworld affronta la storia segreta della conspiracy culture, dall’ossessione che vi era durante la Guerra Fredda e che rappresentava una risorsa di stabilità fino alle teorie cospirative create per spiegare ciò che appare incomprensibile.

Il linguaggio ha sempre cercato di rappresentare la realtà, offrendosi per creare ordine dietro all’apparente caos del mondo. Le teorie cospirative hanno tentato così di adottare un racconto veritiero per spiegare l’inspiegabile. Non voglio lasciarmi sedurre da una narrazione per descrivere gli eventi. Preferisco osservare l’immensità dell’ignoto e percepire con il cuore ciò che la mente non può comprendere, abbandonando l’odio e la rabbia, automi innalzati all’improbità.


[1] Knight Peter, Conspiracy Culture. From the Kennedy Assassination to The X-Files, London, Routledge, 2000, p.3. [“Lo stile della cultura della cospirazione è perciò variato da una convinzione inflessibile circa un particolare nemico reso simile ad un demonio, ad un senso generalizzato e cinico di onnipresenza – e anche di necessità – di forze cospirative e clandestine in un mondo in cui ogni cosa è collegata.”]

[2] Ivi, p.226. [“la paranoia sostituisce la storia nella vita americana.”]

Punto Omega

“La vita vera non si può ridurre a parole dette o scritte, nessuno può farlo, mai. La vita vera si svolge quando siamo soli, quando pensiamo, percepiamo, persi nei ricordi, trasognati eppure presenti a noi stessi, gli istanti submicrocosmici. Questo Elster lo disse diverse volte, in modi diversi. Diceva che la sua vita avveniva quando stava seduto a fissare una parete bianca, pensando alla cena.

Una biografia di ottocento pagine è soltanto una sterile congettura, così diceva.

Io quasi gli credevo quando diceva queste cose. Secondo lui capita in continuazione, a tutti: diventiamo quello che siamo sotto i pensieri che scorrono e le immagini indistinte, chiedendoci oziosamente quando moriremo. E’ così che viviamo e pensiamo, anche se non sempre ce ne rendiamo conto. Sono questi i pensieri che ci arrivano senza filtro, mentre guardiamo fuori dal finestrino del treno, macchioline opache di panico meditativo”.

Don DeLillo Punto Omega