“Per quanto generoso e legittimo possa essere, il fatto d’attribuire troppa importanza ai malesseri del mondo non è, in generale, il modo migliore di cogliere il dinamismo del paradosso in atto e per comprendere la creatività specifica dei valori nascenti”.
Michel Maffesoli Del nomadismo. Per una sociologia dell’erranza
Se vogliamo soffermarci a criticare la società osservandone soltanto gli aspetti negativi, allora non ci dobbiamo stupire se la quotidianità è per noi fonte di insoddisfazione. Forse con una mutamento di prospettiva possiamo incominciare ad osservare il panorama attuale come un periodo caratterizzato da un diverso rapporto nei confronti dell’altro e del mondo. Maffesoli utilizza i termini nomadità e tribalismo per indicare il fenomeno silenzioso che attraversa la postmodernità. Chi è l’errante? L’errante è una persona solitaria, ma non isolata, che partecipa realmente o virtualmente di una comunità vasta e informale, e intuisce l’impermanenza di ogni cosa ed essere vivente, ritualizzando “quella grande impermanenza di cui la morte è espressione compiuta”[1]. La flânerie implica la ricerca di sé nel quadro di una comunità umana, dove i valori spirituali sono una conseguenza dell’avventura collettiva.
Le tribù presenti nel Web diventano così i luoghi dove è possibile uscire da sé e connettersi con l’altro, entrando allo stesso tempo “in comunicazione con le forze cosmiche”[2], poiché, come spiega Maffesoli, la nostra fuga verso l’altro sembra avere origine da una sorta di marcia verso le stelle, “una forma di richiamo all’infinito che sorge in modo regolare e non capriccioso, ma sempre assolutamente imprevedibile”[3]. L’errante è una persona dalle molteplici identità, imprevedibile, che non si rinchiude nel territorio individuale trasformandolo in una prigione felice. Al contrario si pone in cammino alla ricerca di una fusione comunitaria, alla ricerca dell’altrove trasportando con sé i sogni dell’umanità, poiché solo attraverso l’unione con il prossimo, egli può dire di esistere, e solo riflettendo sul comportamento degli altri esseri umani, può comprendere se stesso.
Le flâneur, c’est moi!